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IL MARTIRIO A ROMA
20. L’APERTURA DELL'ALLEANZA VERSO TUTTI
Il primo gesto di Paolo nella capitale dell'Impero ed anche le sue
ultime parole, annotate negli Atti, sono stati di lanciare – ancora
una volta – un appello agli Ebrei. Così come l’aveva scritto ai
Romani: “Il Vangelo è una forza per ogni uomo credente, prima
dell'Ebreo, poi del Greco” (Rm. 1,16). Così che, al termine
della sua missione, colui che il Signore ha voluto Apostolo delle
Nazioni non vuole dimenticare neanche il “più piccolo dei miei
fratelli” (Mt. 25,40) “E’ a causa della speranza di Israele
che porto queste catene” (At. 28,20). Egli lancia un ultimo e
vibrante richiamo alla “conversione” del suo popolo, allo
sconvolgimento che ha conosciuto. In Cristo, l’Alleanza di Dio è
d’ora in poi aperta a tutti.
La parola della fine non è la morte di Paolo, poiché si tratta al
contrario dello sviluppo del Cristianesimo e della Buona Novella
portati in lungo e in largo dal grande testimone del Risorto,
divenuto a sua immagine “Luce delle Nazioni” (Is. 49,6;
At. 13,47). |