ICONOGRAFIA DEL
SACRO CUORE DI GESU’ “Non
c’è nell’arte cristiana, una vera rappresentazione del cuore umano
con le sue forme naturali, in modo certo e continuo prima del secolo
XIII […] e bisogna arrivare fino alla fine del XIV secolo per
trovare un’immagine del Sacro Cuore che valga la pena di citare”
scrive il conte Grimouard di Saint-Laurent nella sua opera “Le
immagini del sacro Cuore” (Parigi, Ufficio dell’opera del voto
nazionale, 1880).
Esistendo degli studi iconografici completi sul soggetto (oltre a
quello citato qui sopra ricordiamo il notevole lavoro di
Charbonneau-Lassay: Iconografia del Sacro Cuore) noi ci
accontenteremo di riportare qui i primi schizzi realizzati durante
la vita della santa. 20
luglio 1685: immagine esposta al Noviziato
Rappresenta appunto l’immagine del Cuore del Salvatore sormontato da
una croce, dalla sommità del quale sembrano scaturire delle fiamme:
tre chiodi circondano la piaga centrale, che lascia sfuggire gocce
di sangue ed acqua; in mezzo alla piaga è scritta la parola
“Charitas”. Una larga corona di spine circonda il Cuore, ed i nomi
della Santa Famiglia sono scritti tutt’intorno: in alto a sinistra
Gesù, in mezzo Maria, a destra Giuseppe, in basso a sinistra Anna e
a destra Gioacchino.
L’originale è attualmente conservato nel convento della visitazione
di Torino, a cui il monastero di Paray lo cedette il 2 ottobre 1738.
È stata più volte riprodotta ed è oggi una delle più diffuse. 11
gennaio 1686: miniatura inviata dalla Madre Greyfié.
Circa sei mesi dopo l’11 gennaio 1686, la madre Greyfié, superiora
della visitazione di Semur, fece pervenire a margherita Maria una
riproduzione miniata del quadro del Sacro Cuore venerato nel proprio
monastero, (un quadro ad olio dipinto probabilmente da un pittore
locale) accompagnata da dodici piccole immagini a penna: “… invio
questo biglietto per posta, alla cara madre di Charolles, perché non
stiate in pensiero, aspettando che io mi sia un po’ liberata del
cumulo di documenti che devo fare per l’inizio dell’anno, dopodiché,
mia cara bambina, io vi scriverò in lungo ed in largo, per quanto
possa ricordare il tenore delle vostre lettere. Nell’attesa vedrete
da quella che ho scritto alla Comunità a Capodanno come abbiamo
solennizzato la festa presso l’oratorio dov’è il quadro del Sacro
Cuore del Nostro Divino Salvatore, di cui v’invio un disegno in
miniatura. Ho
fatto fare una dozzina d’immaginette solo col Cuore divino, la
piaga, la croce ed i tre chiodi, circondato dalla corona di spine,
per fare un regalino alle nostre care sorelle” lettera dell’11
gennaio 1686 tratto da Vita ed Opere, Parigi, Poussielgue, 1867,
vol. I
Margherita Maria le risponderà piena di gioia:
“…quando ho visto la rappresentazione dell’unico oggetto del nostro
amore che m’avete inviato, m’è sembrato di cominciare una nuova vita
[…] non posso dire la consolazione che m’avete dato, tanto
inviandomi la rappresentazione di questo amabile Cuore, quanto
Ben
presto seguirà una seconda lettera della madre Greyfié, datata 31
gennaio:
“ecco la lettera promessa attraverso il biglietto che vi aveva fatto
pervenire la cara madre di Charolles, dove vi avevo rivelato ciò che
provo per voi: amicizia, unione e fedeltà, in vista dell’unione dei
nostri cuori con quello del nostro adorabile Maestro. Ho inviato
delle immaginette per le vostre novizie ed ho immaginato che non vi
dispiacerebbe averne una tutta per voi, da conservare sul vostro
Cuore. La troverete qui, con l’assicurazione che farò del mio meglio
perché da parte mia, come da parte vostra ci sia l’impegno di
diffondere la devozione al Cuore sacro del nostro Salvatore, perché
si senta amato ed onorato dai nostri amici ed amiche…” lettera del
31 gennaio 1686 alla madre Greyfié, Semur in Vita ed opere, vol. I. La
riproduzione della miniatura inviata dalla Madre Greyfié fu esposta
da suor Maria Maddalena des Escures il 21 giugno 1686 su un piccolo
altare improvvisato nel coro, invitando le suore a rendere omaggio
al Sacro Cuore. Questa volta tutta la Comunità rispose all’appello e
dalla fine di quell’anno l’immagine fu sistemata in una piccola
nicchia nella galleria del convento, nella scala che conduce alla
torre del Noviziato. Questo piccolo oratorio sarà in pochi mesi
decorato ed abbellito dalle novizie. Purtroppo la miniatura andò
perduta durante la Rivoluzione Francese.
Solo
la più grande delle immagini si è conservata: dipinta sulla velina,
forma un tondo di 13 cm di diametro, dai margini ritagliati, al
centro del quale si vede il Sacro Cuore circondato da otto piccole
fiamme, trafitto da tre chiodi e sormontato da una croce, la piaga
del Cuore Divino lascia scappare delle gocce di sangue e d’acqua che
formano, a sinistra, una nuvola sanguinante. In mezzo alla piaga è
scritta la parola “carità” in lettere d’oro. Intorno al Cuore una
piccola corona a nodi intrecciati, poi una corona di spine.
L’intreccio delle due corone forma dei cuori. L'originale si trova
oggi al monastero di Nevers. Per iniziativa di Padre Hamon si è
fatta nel 1864 una cromolitografia di dimensioni ridotte,
accompagnata dal fac-simile della “piccola consacrazione” a cura
dell’editore M. Bouasse-Lebel a Parigi. Insieme all’immagine
consevata a Torino è forse la più conosciuta. Dal
mese di marzo 1686 margherita Maria invita la madre Saumaise, allora
superiora del monastero di Dijon, di riprodurre in gran numero le
immagini del Sacro Cuore: “… come voi siete stata la prima a cui
Egli ha voluto che trasmettessi il suo desiderio ardente d’essere
conosciuto, amato e glorificato dalle sue creature… io mi sento
spinta a dirvi da parte Sua che desidera che voi facciate una tavola
dell’immagine di questo Sacro Cuore affinché tutti quelli che
vorranno rendergli omaggio possano averne delle immagini nelle loro
case e di piccoline da portare addosso…” lettera XXXVI alla M.
Saumaise inviata a Dijon il 2 marzo 1686.
“Non
posso esprimere il dolce trasporto di gioia causato dalla vostra
immagine, che è proprio come la desideravo. La consolazione che
provo per l’ardore che voi testimoniate per il Sacro Cuore è
superiore a qualsiasi espressione. Continuate così, cara sorella; io
spero che regnerà, questo Divino Cuore, malgrado tutte le
opposizioni ed io non posso sopportare di tacere!” lettera LXI a,
suor Joly, Dijon 1687. La
suora passa dunque il suo schizzo ad un pittore, che realizza la
tavola per inviarla a Paray. Sono così aggiunti particolari nuovi:
una colomba, qualche angelo, e Madre Desbarres invia al monastero di
Parigi il disegno originario per farne anche delle stampe: il Cuore
è sormontato da una croce, circondato di fiamme e coronato di spine:
dalla ferita aperta escono delle gocce di sangue. La venerabile
Madre Luisa Eugenia de Fontaine s’incarica di farlo stampare. Oggi
la tavola originaria è conservata al primo monastero della
Visitazione di Parigi. Si sa per certo che fu esposta a Paray
durante il ritiro di ottobre del 1688, ma la Rivoluzione costrinse
le monache a disperdersi, nascondendo tutto, tanto che suor Anna
Margherita Fouley la ritroverà da un rigattiere nei primi anni
dell’800!
Sempre dalla miniatura realizzata da madre Greyfié l’11 gennaio 1686
si realizza anche un quadro di grandi dimensioni, a cura della madre
Saumaise, che fa costruire una cappella apposita nel giardino del
monastero e la inaugura il 7 settembre 1688. Misura m. 1,58 x 0,84
ed all’immagine tradizionale oltre alla colomba ed agli angeli
compare anche Dio Padre col globo nella mano sinistra ed una
banderuola in cui si legge: “ecco il Cuore che vi ha tanto amato” Una
copia, presumibilmente più piccola, viene inviata anche a margherita
Mario che scrive: “ vi ringrazio, o cara Madre, per l’immagine che
avete avuto la bontà d’inviarmi. Non posso esprimere il dolce
trasporto di gioia che sente il mio cuore alla vista del nostro
quadro, che non mi stancherei mai di guardare, tanto lo trovo bello,
e vi dono mille e mille benedizioni… “ lettera LXXXVIII alla madre
Saumaise. Oggi
il quadro originale è custodito nella chiesa parrocchiale di
Semour-en-Brionnais, 20 Km a sud di Paray, mentre il monastero,
spogliato durante la Rivoluzione, deve accontentarsi di una copia. Un
secondo dipinto fu realizzato poco prima della morte della santa, da
suor Péronne-Rosalie de Farges e sistemato nel 1688 da Margherita
Maria stessa nel piccolo oratorio all’ingresso della torre del
Noviziato del convento: “Vi
direi che abbiamo un secondo quadro del Sacro Cuore dove ci sono sul
fondo, al posto degli angeli, la Santa Vergine da un lato e San
Giuseppe dall’altro e fra i due un’anima supplice. La nostra cara
sorella Farges l’ha fatto realizzare proprio come l’avevo desiderato
per questa piccola cappella, che è la prima che è stata eretta in
onore del Sacro Cuore ed è curata dalla cara sorella des Escures ed
è un piccolo gioiello tanto lei la tiene con cura.” Lettera LXXX
alla Madre Saumaise di Dijon, aprile 1688. Si
tratta d’una raffinata pittura ad olio di m. 0,40 x 0,30 col Cuore
di Gesù in posizione centrale, il Padre Celeste circondato dagli
angeli in alto e sulla solita bandierina una didascalia in latino:
“questo è il Cuore del mio diletto Figlio, in cui mi sono
compiaciuto” mentre dalla bocca della Vergine escono le parole
“amatelo ed Egli vi amerà” e da quella di San Giuseppe “Venite, Egli
è aperto a tutti”; infine l’anima a mani giunte “Io spero e mi dono
a Lui”
Anche questo quadro scomparve misteriosamente durante la
Rivoluzione, per essere poi restituito dagli eredi di Madame
Moncolon nel 1833. Da allora è gelosamente custodito al suo posto. C’è
poi il più antico quadro di Jean Boucher, realizzato nel 1604 in
occasione del
Le
suore dell’Annunciazione di Boulogne, oggi a Santa Margherita Bay,
presso Douvres possiedono un quadro simile, forse più antico, che
rappresenta l’illustre fondatore in estasi, mentre celebra la Messa
e viene rapito in Cielo sotto lo sguardo perplesso delle suore. In
alto il Sacro Cuore è adorato anche dalla Santa Jeanne de Valois, la
Vergine, santa Caterina e san Lorenzo, san Francesco d’Assisi ed il
Padre Giovanni de la Fontaine e per finire quattro personaggi
dell’ordine. I due quadri s’assomigliano tanto da far pensare che i
due pittori fossero in contatto fra loro.
Dunque alla fine del secolo la devozione è ormai affermata in molti
monasteri. Alla morte della Santa i quadri ad olio cominciano a
moltiplicarsi: pastelli, veline, disegni a penna circolano
instancabilmente da un monastero all’altro e si cominciano ad
inviare le stampe alle Missioni. A fine secolo la devozione è nota
in tutto il paese. Dal
1685 alla Rivoluzione il Sacro Cuore è rappresentato in questo modo,
legato alle persone della Santissima Trinità, secondo un’ottica che
sarà riproposta in seguito da Pio XII.
La
Sacra Congregazione del Santo Uffizio ancora il 26 agosto 1894
raccomandava questa immagine per la sola devozione privata,
proibendone l’esposizione sull’altare e qualsiasi forma pubblica. Il
culto al Sacro Cuore infatti è proposto soprattutto ai peccatori e
rappresenta un valido strumento di salvezza anche per chi non ha i
mezzi o la salute di compiere grandi gesti, come hanno insegnato
bene la beata Marie Deleuil-Martiny o la famosissima Santa Teresa
del Bambin Gesù.
Sulla via del sentimento tuttavia si rischia d’allontanarsi un po’
dal seminato, riducendo in effetti questa pratica, se non a vuota
superstizione, ad un’innocua devozione da cui nessuno s’aspetta più
grandi risultati.
Con
questa nuova rappresentazione di Cristo Risorto, in veste bianca,
torniamo più che mai agli scritti di Giovanni: un Gesù che ci ha
amato per primo, in cui confidare completamente. La nuova data
tuttavia suggerisce discretamente un “ritorno” ai tempi liturgici,
sottolineando al massimo il valore della principale festa
cristiana.
Pompeo Girolamo
Batoni - Pittore (Lucca, 1708 - Roma, 1787). A Roma il Batoni si distinse
per la grazia, la morbidezza delle forme, la preziosità del disegno
e del colore. Il quadro del Sacro Cuore di Gesù è ispirato alle
visioni della santa monaca francese Margherita Maria Alocoque.
L'effigie, come questa, veniva esposta all'altare laterale, cappella
centrale, della Prepositurale Pievana di Santa Maria Assunta al fine
di ricordare la citata pia pratica ed anche durante il dedicato mese
di Giugno...
Roma, Città del Vaticano. Mistero del CUORE di GESU'. L'anno 2006,
il 15 maggio, ricorrendo il 50° di emanazione, da parte di Pio XII,
dell'Enciclica papale "Haurietis aquas", papa Benedetto XVI pubblica
apposita lettera. << Lo sguardo al 'costato trafitto dalla lancia',
nel quale rifulge la sconfinata volontà di salvezza da parte di Dio,
non può essere considerato come una forma passeggera di culto o di
devozione: l'adorazione dell'amore di Dio, che ha trovato nel
simbolo del 'cuore trafitto' la sua espressione storico -
devozionale, rimane imprescindibile per un rapporto vivo con Dio >>.
Il culto del Cuore di Gesù, soprattutto nel corso del mese di
giugno, fu ripreso ed incoraggiato da papa Giovanni Paolo II (Carol
Woytila).
Parrocchia SS.Pietro e Paolo - Napoli - Ponticelli 0815962925 fax 5965422 e-mail. parss.pietroepaolo.it
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