I
fatti
Ai primi
di dicembre del 1531,
mentre il contadino
indio Juan Diego si
stava recando alla
preghiera e alla
catechesi, udì un canto
melodioso, soave e
delizioso come se fosse
il canto di uno stormo
di uccelli canori. Era
vicino al colle Tepeyac
e spuntava l'alba. Si
fermò guardando verso la
cima del colle. Udì una
voce che lo chiamava con
dolcezza: Juanito, Juan
Dieguito!" Appena giunto
sulla sommità vide una
giovane signora
affascinante, il suo
vestito splendeva come
il sole, la pietra su
cui posava i piedi
sprigionava raggi
luminosi. Gli disse:
"Sono la Perfetta Sempre
Vergine Santa Maria, la
Madre del verissimo ed
unico Dio, di colui che
è autore della vita, del
creatore degli uomini,
del Signore del cielo e
padrone della terra.
Desidero ardentemente
che in questo luogo
della terra venga
costruita la mia piccola
casa sacra. Mi venga
eretto un tempio...
Ascolterò il vostro
pianto e i vostri
lamenti`.
A questo
punto, la Vergine lo
manda dal vescovo di
Messico, perché gli
riferisca il suo
desiderio. Il vescovo
Juan de Zumàrraga chiese
un segno. La Vergine,
tra le rocce e i cardi
del Tepeyac, fece
fiorire rose
profumatissime che lei
stessa pose nella "tilma"
(mantello) di Juan Diego
e questi le portò al
Vescovo. Quando le rose
caddero a terra davanti
a lui, sul mantello
dell'indio si stampò
l'immagine di Maria
dall'aspetto di una
ragazza meticcia, ricca
di splendore e di luce,
dallo sguardo penetrante
ed intenso.
Dopo
quasi cinque secoli,
l'immagine sconvolge
ancora fedeli e
scienziati. Le stelle
del mantello, ad
esempio, rispecchiano le
costellazioni del
solstizio d'inverno del
12 dicembre 1531.
Vediamone alcuni
particolari.
Le
costellazioni impresse
sulla tilma
L'astrofisico Mario
Rojas, in un'ora vicina
al solstizio d'inverno
del 1981, disegnò, con
l'aiuto di una lente
curva per evitare
deformazioni, le
costellazioni della
volta dei cielo. Le
fissò su carta
trasparente e,
sovrapponendole alla
mappa stellare della
tilma, le trovò che
combaciavano in modo
perfetto, come si può
vedere nei disegni che
riportiamo qui a fianco,
traendoli dal volume che
stiamo sintetizzando.
Gli scienziati che hanno
esaminato la tilma hanno
trovato straordinaria
questa immagine così
nitida e precisa. Ma c'è
di più. Alcune
costellazioni che non
appaiono sulla tilma,
hanno una coincidenza
simbolica con la figura
della Vergine. La
"Corona Boreale" cade
sulla fronte di Maria,
la "Vergine" sulle mani,
il "Leone" sul ventre
gravido. "Orione"
sull'angelo che sostiene
la Vergine. Tutto questo
è eccezionale e pieno di
mistero.
Guarigione miracolosa
Dunque
nella prima apparizione
la Madonna di Guadalupe
chiese all'indio Juan
Diego la costruzione di
un tempio; in una
successiva, fuori
stagione in una terra
arida e secca, fece
sbocciare delle rose che
lei stessa depose nella
tilma dell'indio e che
Juan Diego portò al
Vescovo come segno
dell'apparizione della
Vergine. Mentre mostrava
i mazzetti delle rose
miracolose e
profumatissime, sulla
tilma dell'indio si
stampò la meravigliosa
immagine della Madonna
dall'aspetto meticcio,
come abbiamo visto.
Un giorno, durante le
apparizioni, Juan Diego
era preoccupato e triste
perché lo zio Juan
Bernardino era stato
colpito da una grave
infermità. La Madonna lo
consolò: "Ascolta figlio
mio, non temere e non
affliggerti. Non si
turbi il tuo cuore né
per questa, né per
qualsiasi altra
infermità. Non sto qui
io che sono tua Madre?
Non sei forse sotto la
mia protezione? Non sono
io la sorgente della tua
gioia? Non sei sotto il
mio manto e tra le mie
braccia? Che desideri di
più? Non angustiarti per
l'infermità di tuo zio,
perché per ora non
morirà. Sappi anzi con
certezza che è
perfettamente guarito".
Infatti, in quell'istante
guari.
Ora
vediamo un'altra
meraviglia sensazionale
scoperta in questi
ultimi tempi.
Il
mistero degli occhi
della Vergine
Gli occhi
dell'immagine della
Vergine stampata sulla
tilma, sono di una
brillantezza e di una
profondità singolari.
Già nel 1929, il
fotografo Alfonso Marqué
Gonzalez aveva scoperto
nell'occhio destro della
Morenita, (così viene
chiamata la Madonna di
Guadalupe), la sagoma di
una figura umana. Anche
il fotografo Carlos
Solinas confermò, nel
1951 la stessa figura.
Tra gli anni 1956 e 1958
il chirurgo Tottija
Lovoignet confermò i
riflessi umani su
ambedue gli occhi. Negli
anni 1975 e 1976,
Edoardo Turati Alvarez e
l'equipe dei dottor
Javier Torroella
constatarono, con
apparecchi sofisticati,
che gli occhi della
Morenita erano vivi,
brillanti.
Negli
anni Ottanta, infine,
José Tonsmann, usando le
stesse apparecchiature
dell'astronave Viking
per analizzare la
superficie di Marte, vi
scoprii i riflessi di
ben undici persone:
1) un
indio seduto a gambe
incrociate di cui si
vedono i lacci dei
sandali, i capelli
legati dietro l'orecchio
e un anello o forse un
orecchino;
2) la
figura di un uomo
anziano con pronunciata
calvizie, barba bianca,
naso dritto,
sopracciglia sporgenti;
3) alla
sinistra dell'uomo
anziano la figura di un
altro uomo ancora
giovane,
4) il
profilo di un uomo di
età matura con barba e
baffi, naso grande e
aquilino, zigomi
sporgenti, occhi
incavati e labbra
socchiuse, nell'atto di
aprire il mantello;
5) alle
spalle dell'indio una
donna giovanile dal
volto scuro;
6) un
altro personaggio con
barba;
7-11) un
gruppo familiare
composto da mamma, papà
e alcuni figli di cui
uno avvolto in scialle.
Evidentemente si tratta
dei personaggi presenti
nel palazzo del vescovo
quando l'immagine della
Morenita si stampò sulla
tilma di Juan Diego. Per
maggiori particolari si
veda il volume da noi
recensito. |